Il potere dell’entusiasmo dei bambini

Spesso non ci accorgiamo della grandezza di alcuni momenti che da persone adulte, educate all’importanza della forma e dell’apparenza prima di tutto, osservando da fuori quasi disdegniamo.

Ho in mente una scena nitida che mi scorre davanti agli occhi più volte in questi giorni. Ero in sala a Colle, a metà Maggio, durante il primo esperimento di una simulazione di gara intersala. Bambini e bambine tra gli 8 e gli 11 anni e con appena qualche mese di scherma sulle spalle avevano accettato la sfida di venire a confrontarsi con i miei più esperti allievi colligiani. Tra l’altro, piu ci penso e più apprezzo il loro coraggio e vorrei congratularmi con loro per questa scelta! Perché, pensate sia banale o scontato che un bambino salti di gioia ed esclami “sì, vogliamo partecipare alla garaaa”? A volte ci dimentichiamo quanto sia difficile per noi “grandi” accettare di metterci in gioco in un contesto agonistico in cui sappiamo che ci confronteremo con avversari sulla carta più forti e quotati di noi. Loro invece mi hanno dato la riprova della forza insita in ogni bambino. Ho assistito all’ennesima magia. Rivedo nitidamente ognuno dei loro volti quella mattina: li vedi arrivare, emozionatissimi e contentissimi, li vedi ascoltare attentamente ed impegnarsi al massimo perché ci tengono a fare bella figura e perché si divertono come matti! Sono finalmente in pedana, stanno impugnando dei veri fioretti di ferro elettrici e per di più si stanno anche giocando una medaglia! Che altro possono desiderare? In quel momento sono solo felicissimi!

Ho in mente una scena dicevo: a quella garetta, contro ogni previsione logica, tra i 2009 arrivano a giocarsi la finalina proprio due di loro; due bambine che si sono appassionate a questo sport pochi mesi prima e che ora, pochi mesi dopo, sono lì in divisa a giocarsi una finale!
Le vedi, contentissime. Le vedi, stanchissime dopo due tornate di gironi al loro 11* assalto (loro, che fino a poche ore prima non avevano mai nemmeno indossato una divisa!). Le vedi, lottare col sorriso facendo ricorso ad ogni briciola di energia ancora in loro possesso. Le vedi, chiedere l’alt con la mano non armata, avvicinarsi a te – il loro maestro – e porgerti l’altra mano dolorante, affinché tu possa scuoterla un istante e restituirgli la forza per tornare subito a continuare l’importantissimo incontro. Le vedi, una forza di volontà indomita, in due corpicini così piccoli. E le vedi, che non ce la fanno più, lo capisci osservando le punte di quei fioretti che inizialmente disegnavano traiettorie precise e cavazioni strettissime, adesso invece potrebbero assomigliare più ai movimenti di uno sbandieratore.
E osservi lo sguardo di alcuni astanti, che le guardano con un briciolo di ironia. Magari qualcuno starà pensando “che figura, sono inguardabili, sembra stiano maneggiando delle scimitarre… questo non ha di certo niente a che fare con l’eleganza della scherma”. E lì per lì il primo ed istintivo pensiero che ti scorre in testa è “non ce la fanno più, speriamo finiscano velocemente”.
E poi le riguardi attentamente: si stanno divertendo anche ora, come delle matte… e si stanno impegnando come si stessero giocando una olimpiade. Le vedi, come si rimettono subito in guardia piegatissime ed immobili tra il “pronti” e “l’a voi”. I loro sguardi che si incrociano e che non vedono altro.
E capisci quanto sia speciale ed educativo questo momento. Quanto valga questo momento. Sono orgoglioso e fiero di voi.

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